Capodanno degli alberi 5774 Tu bishvath
Quando l’Onnipotente creò Adamo, lo condusse a fare un giro nel giardino dell’Eden.
Gli disse: “Guarda le mie opere quanto sono belle e meravigliose! Le ho fatte tutte per voi. State bene attenti a non spogliare e distruggere il mio mondo, perché se lo farete, nessuno potrà porvi rimedio”. Dio prese Adamo e lo collocò nell’Eden per lavorarlo e custodirlo.
Gli Ebrei nascono come popolo di pastori poi anche agricoltori e quindi imparano presto a commemorare le proprie feste sublimando i cicli della natura: la semina, il raccolto, le primizie, gli alberi. Rispettare la natura attraverso l’osservanza di queste feste è alla base di una armonia tra l’uomo e il creato. Natura come dono divino con il dovere di rispettarla per poi avere il diritto di goderne i frutti. In questo rispetto per il creato viene anzitutto il nostro prossimo affinchè ognuno abbia la sua parte nel godere dei frutti della natura. Così l’angolo del campo coltivato non sarà raccolto e così tutti i frutti affinché la vedova, lo straniero, il viandante e il povero possano goderne senza umiliarsi a chiedere. Il rispetto della natura per una società più giusta e solidale.
La terra ogni 7 anni dovrà riposare: una lungimiranza confermata oggi dalle norme di tutela ambientale.
Tu Bishvat (detta anche Rosh-ha-shanà Lailanoth: capodanno degli alberi) cade il 15 di Shevat secondo il calendario ebraico che, essendo lunare (più aderente ai cicli della natura), non corrisponde ad una data fissa del calendario gregoriano. La pioggia è caduta abbondante durante l’inverno, ora la linfa scorre negli alberi e cominciano a nascere i primi germogli che rappresentano la promessa di un raccolto abbondante. La tavola viene imbandita con tanti frutti soprattutto quelli caratteristici della terra di Israele: melograno, fichi, uva, datteri, olive, grano orzo, ecc…
Oggi è divenuta anche e soprattutto festa della piantagione e si celebra questa festività mettendo a dimora una pianta a simboleggiare la rinascita della natura.
Il legame tra essere umano e natura è molto forte in Israele, dove c’è l’usanza di piantare un cedro in occasione della nascita di un maschio e un cipresso nel caso di una femmina. Una volta cresciuti, alcuni rami di queste piante verranno usati per il baldacchino nuziale.
Ma l’albero da frutto ha anche il significato di patto tra le generazioni: ad un anziano che piantava un albero di carrube venne chiesto se il poco tempo di vita che gli rimaneva gli avrebbe permesso di goderne i frutti. Lui rispose che come i suoi padri avevano piantato per lui, così oggi lui piantava per i figli e i nipoti.
Ma in questa festa di Tu Bishvat c’è un altro significato davvero singolare: in questa data si fissavano le decime cioè quella parte del raccolto che, a seconda delle annate, veniva destinato ai Leviti. In pratica si trattava di una tassa. Può apparire inverosimile che una tassa venga celebrata e inserita in una festività. In realtà se si tiene conto che l’ebraismo da sempre ha anelato ad una società retta secondo giustizia, non deve meravigliare questa concezione di gioiosa partecipazione ad una più equa distribuzione delle ricchezze. In uno stato moderno, e qui il valore della lungimiranza della festa di Tu Bishvat, la tassazione non ha più il significato dell’odioso balzello che nel medioevo il sovrano imponeva ai suoi sudditi per soddisfare i propri capricci, ma rappresenta il mezzo attraverso il quale la comunità recepisce quelle risorse necessarie a erogare servizi a tutti. Chi ha la fortuna di avere di più contribuisce maggiormente anche a favore di chi non è in grado di dare nulla. La festa di Tu Bishvat va considerata anche in questa ottica di riequilibrio sociale.